Calze e libri a 4000 metri. In Perù con Peruresponsabile
Nel Villaggio di Calapuja, sulla strada Cusco-Puno, emarginato dal turismo. Attualmente nel villaggio di Calapuja vivono circa 500 persone, mentre altre 15.000 sono disseminate sull’altopiano circostante all’interno di case isolate o in piccoli agglomerati urbani spesso privi anche di un nome.
Un fattore negativo?
Il villaggio negli ultimi anni si è quasi “svuotato” ed impoverito di risorse economiche ed umane, ha subito una fortissima migrazione verso Lima e le altre città, con un processo di impoverimento economico e culturale, che lo ha prostrato sino a farlo divenire quasi un paese fantasma.
Un fattore positivo?
Il gruppo di donne che, sin dagli inizi degli anni ’80, ha iniziato ad auto-organizzarsi, intorno alla produzione di manufatti di Alpaca. Nel 2000 hanno organizzato un Corso di Formazione in Tessitura cui hanno partecipato 18 di quelle del primo comitato. Il passo successivo è stato ampliare le alunne e la produzione, vendendo guanti, calze, cappelli, sciarpe e maglioni a commercianti di Cusco e turisti di passaggio.
Cosa fanno ora?
Dal 2004 il numero delle donne impegnate nel lavoro di tessitura è salito a oltre 40, anche grazie al sostegno di organizzazioni italiane attive nel mercato equo e solidale, che hanno acquistato partite dei loro prodotti. Sono sciarpe dai colori naturali della terra andina quali l’ocra, il marrone, il nocciola, il verde ed il grigio, cappelli, guanti, “ponchos”, maglioni per adulti e per bambini, splendide calze fatte con lana di pecora all’esterno e caldissima lana di alpaca all’interno. I prezzi sono molto modesti per il valore del lavoro che serve a produrli: una volta trasportati e pagate le imposte ed i dazi dovuti agli sconfinamenti, costano da un minimo di 7/8 € per i prodotti più semplici, ad un massimo di 25/30 € per i più complessi.
Il valore di questa esperienza?
E’ l’armonia della collaborazione e la dimostrazione di come, attraverso un atteggiamento cooperativo, le donne di Calapuja possono promuoversi.
E per il turismo direttamente?
Il comitato di donne del villaggio di Calapuja è cresciuto moltissimo: hanno strutturato una serie di servizi di accoglienza che oggi consentono loro di ospitare e dar da mangiare a singoli viaggiatori o a gruppi organizzati sino a venti persone, in un contesto familiare e autentico… a 4.200 mt s.l.m.!
Come e dove ospitano e cosa fanno?
Ha grande successo un “ostello comunitario”, all’interno di una struttura nella quale trovano alloggio anche un laboratorio artigianale ed un locale che, nelle aspettative del comitato, dovrebbe assumere il ruolo di “centro culturale comunitario”.
E quanto ci guadagnano?
La comunità incassa, per ogni viaggiatore, una cifra che si aggira attorno ai 20 dollari per un pernottamento, un pasto e una colazione, come retribuzione dei servizi effettuati. A questo si deve aggiungere quella quota di “investimenti”, sotto forma di trasferimenti di danaro, che Peruresponsabile.it fa per migliorare le capacità e aumentare la potenzialità della Comunità stessa. Fino ad oggi sono consistiti in un supporto economico per il completamento dell’Ostello, del laboratorio artigianale e dei locali che saranno poi destinati a centro culturale/biblioteca, il tutto per un importo stimato di tutte le opere di circa 8.000 € (circa 32.000 Nuevos Soles).
Per il futuro?
E’ previsto un sostegno economico al comedor per i bambini e alla formazione delle ragazze e dei ragazzi della comunità, per offrire servizi a i turisti. Il comedor, per offrire un pasto al giorno a circa 50 bambini, necessita di un budget giornaliero di circa 25 Euro (circa 100 Nuevos Soles), che, per 20 giorni al mese e per 9 mesi all'anno, diventano circa 4.500 € (circa 18.000 Nuevos Soles).
Anche in questa seconda fase, soprattutto per garantire la sostenibilità economica del micro-progetto, Peruresponsabile.it rimarrà a fianco della Comunità di Calapuja promuovendone il lavoro e l'impegno nel campo del turismo responsabile.
E’ poi prevista la nostra sfida più avvincente: il completamento del Centro Culturale, ora totalmente sfornito di qualsiasi infrastruttura, sino a farlo divenire, in accordo con le rappresentanti del comitato gestore delle attività comunitarie, e mediante l’uso delle risorse tratte dall’attività di turismo, la prima delle nostre “microbiblioteche rurali e solidali” per la diffusione dell’alfabetizzazione nelle zone svantaggiate della sierra e della Selva Peruviane
Di cosa si tratta?
Molto sinteticamente, si tratta del progetto pilota di una biblioteca il cui scopo è quello di “armare” gli utenti di strumenti culturali moderni e flessibili, utili a sfidare l’emarginazione dell’identità rurale, a far crescere l’alfabetizzazione, a rinsaldare autostima e abilità tradizionali. Lo scopo è quello di creare dei momenti di incontro, un ambiente protetto, una rivalutazione tra culture.