
Radici forti come querce di Galilea
Chi: Sindyanna
Più di 100 donne lavorano nella produzione e nel marketing di prodotti locali
Il nome Sindyanna è conosciuto a chi ama gli oggetti etnici dei negozi del commercio equo, ma la realtà qui è molto di più: decine di uomini indaffarati a raccogliere olive e legna, nei terreni delle famiglie arabe, e più di cento donne che lavorano a casa o insieme nei laboratori artigianali di olio, cesti, stoffe, legno. E vendono i prodotti in modo che il ricavato vada direttamente agli artigiani e ai produttori.
Sono state le donne, israeliane arabe ed ebree, a fondare Sindyanna, per battersi contro le iniquità sociali.
Oggi sono più di cento, e, supportate dal progetto di sviluppo e rafforzamento della Ngo italiana Cospe, si incontrano ogni settimana, scambiano culture e conoscenze, discutono nuove idee, tengono corsi di lingue, marketing, gestione, diritti, legislazione, tecniche di produzione, con grande successo di partecipazione e un miglioramento della loro condizione.
Hanno incominciato, nei campi intorno a Nazareth, aiutando i coltivatori di ulivi, spezie, carrube, sesamo, mandorle, e ora producono un olio d'oliva premiato, confezioni di spezie za'atar per cucinare, mieli, sciroppi, saponi, raffinati cesti e utensili con i rami di palma da dattero, di ulivo e di salice. Tutto venduto sul posto o spedito a 35 organizzazioni del mercato equo.
L'ultima novità: il nuovo Visitor Center si è trasferito in una sede più in grande a Caana.
Qui accolgono i turisti nella grande sala, li accompagnano dove si confezionano olio, miele e i sacchetti di erbe zatar, tra telai e grandi pile di paglia. Chi vuole può partecipare a corsi di cesteria, di cucina, comprare deliziosi cesti con sapone all'olio di oliva, sciroppi, olio di mandorle, miele.
E ordinare grandi pranzi con cous cous, insalate, humus, zatar, labaneh, falafel, pollo e riso.
Ma Sindyanna e il Cospe hanno avviato anche altri progetti, come "Fair Trade Fair Peace": la prima linea equo-solidale di prodotti artigianali tra palestinesi e israeliani per le organizzazioni del commercio equo, con la collaborazione in Palestina della Bethlehem Fair Trade Artisans.
Idea perfetta, perché ora, nella show room della BFTA, nel quartiere di Al-Anatreh a un passo dalla Chiesa della Natività, gli oggetti, creati dalle mani di artigiane di zone diverse, si incontrano: il portasapone è abbinato alla saponetta di olio d'oliva, il cesto contiene il gioiello di vetro, legno d'ulivo, ceramica, lana cotta, ricami.
Per il viaggiatore che arriva qui di notte, è anche possibile essere ospitati nelle famiglie.
"Vogliamo combinare le nostre risorse - spiega Roni Ben Efrat, una delle fondatrici di Sindyanna- di persone progressiste ebree e arabe, perché la comunità araba, è discriminata dal 1945, nel 43% dei casi sotto la soglia di povertà, spesso sofferente per mancanza di accesso al credito e alle terre, di educazione e di istruzione, dovute alla loro condizione di discriminazione su base etnica, e ancora più difficile per le donne, costrette dagli usi patriarcali insiti nella tradizione palestinese.
Perciò il Centro è il luogo in cui ci incontriamo e rafforziamo le donne. Qui i profitti vanno direttamente alla Comunità, ogni donna che fa un cesto stabilisce il prezzo e quando viene venduto riceve il prezzo pieno".
INFO
http://www.sindyanna.com/
http://www.cospe.org/progetto/fair-trade-fair-peace/
Foto: Sindyannna, Valeria Giarletta, Yoram ROn, DG Arye.