Fare il Tour operator. Come nasce un prodotto responsabile. Intervista all'esperto: Teresa Vecchiattini
L’ultima novità, tra gli addetti ai lavori nel grande business del turismo, è lo “stilista del viaggio”, per dire quei professionisti che ti fanno un itinerario su misura, dallo shopping in città all’immersione tra le orche. In fondo, non c’era bisogno di andare lontano: i tour operator responsabili già da anni inventano fantastici viaggi con tappe a tema, nei mille angoli della solidarietà.
Maria Teresa Vecchiattini, economista del turismo, ha di certo cucito su misura tanti modelli che calzano perfettamente sui viaggiatori responsabili (per il t.o.Viaggi Solidali): giusto ora è appena tornata da un tour in Senegal. E il suo racconto è un vero vademecum per chi fa, o vorrebbe fare, il tour operator responsabile.Quale è il primo approccio?
In primo luogo incominciamo dalla valutazione del mercato e quindi della domanda.
Si tratta di un aspetto base che non possiamo permetterci di tralasciare ma oltre a questo c’è da valutare fortemente quale sia la predisposizione della comunità ospitanti. Si tratta di un elemento importante, quello della consapevolezza delle comunità locali , del significato per loro della parola turismo, delle sue potenzialità e limiti. Senza questa consapevolezza e senso di condivisione non avrebbe senso attivare un progetto.
Allora che domande porsi?
Valutare se è una meta turistica. Valutare se la comunità ha interesse ad approcciare verso un turismo diverso. Verificare se sono stati già coinvolti nel volano del turismo e quindi valutare i suoi effetti positivi e negativi ed eventualmente lavorare in termini di formazione, per risolvere eventuali disagi o svantaggi che tali comunità hanno subito.
E se è un posto intatto?
Ci possono essere località che hanno bellezze interessanti da scoprire e da lì si parte con gli abitanti fin dall’inizio, ma sono casi rari, in cui comunque ci si organizza secondo linee guida precise.
Come le Raccomandazioni definite dal recente convegno di Tres di cui parleremo presto in questo sito. Ma se un progetto c’è già, che fare?
Noi, come operatori turistici responsabili, possiamo collaborare con le ONG e le associazioni locali per dare un appoggio sia in fase di realizzo che di verifica di un progetto. E’ necessario e fondamentale il monitoraggio ed il lavoro delle ONG e Associazioni che sul terreno operano tutti i giorni,ma tenendo sempre aperta una “porta” ai tour operator che hanno uno sguardo tecnico utile in molte fasi di un progetto.
E in fase di verifica?
Per esempio in Senegal, abbiamo visitato il Campement di Lompoul e dato valutazioni prima che fosse promosso, portando come esempio le richieste, i bisogno dei turisti italiani.
Quali sono le esigenze che dovete segnalare?
Le Comunità spesso non hanno metri di paragone e non valutano nello specifico le esigenze dei turisti. Gli aspetti sono molteplici, micro e macro attività. Ad esempio, lo spazio delle stanze, la necessità di prevedere stanze doppie e matrimoniali, uso di zanzariere. Oppure, nel caso di accoglienza nelle famiglie, a Louga abbiamo partecipato alla formazione condividendo con la ONG di supporto la necessità di prevedere sempre acqua in bottiglia, salviette, stanze da letto per gli ospiti. A volte capita in famiglia che il viaggiatore mangi da solo e non condivida il pasto con gli abitanti della casa, questo come atto di grande accoglienza, perché possa stare tranquillo e in pace, mentre all’opposto l’ospite vive questo con disagio e come atto di scarso interesse nei suoi confronti, poiché preferirebbe condividere il pasto e chiacchierare! Ecco che tutti questi semplici esempi richiedono confronti, scambio e formazione.
Anche voi dovete seguire una “filiera”.
Il viaggio è una sequenza di azioni ed attività.
Nelle varie missioni si partecipa a dei viaggi per vedere i posti, come vanno le cose, si controllano i tempi dei locali e dei viaggiatori per ogni piccola parte di giornata.
Per esempio, bisogna spiegare l’importanze del prevedere con anticipo per non creare tempi di attesa a volte insostenibili, capita a volte in ambito ristorazione…
Il senso del tempo è davvero diverso e questo a volte crea non pochi contrattempi…ma attenzione sta anche nel viaggiatore capire questo e farne tesoro per uscire dai limiti dettati dalle sue abitudini.
Le comunità ospitanti non devono adattarsi il tutto e per tutto al viaggiatore. Se stiamo parlando di un incontro allora che questo sia…una mediazione tra modi di vivere, abitudini e quindi anche tempi diversi ma condivisibili.
La previsione è difficile.
Ed è difficile sollecitare le associazioni locali, anche dati i problemi di comunicazione esistenti. Un elemento importante per aiutare i partner ed i viaggiatori nella comprensione di questo è certamente il mediatore culturale. Anello di congiunzione fondamentale.
Le prime raccomandazioni per i tour operator?
Non bisogna basarsi sull’esperienza in Italia, ma tenere conto delle necessità dei tempi e imparare a provare man mano che la strada di diverse realtà si sviluppa. Non dimenticare che è una forma di sostegno alla comunità. Chi è sul posto deve capire che non stiamo parlando di un risultato immediato ma lo sguardo è rivolto al futuro. Tutti i tour operator hanno come obiettivo il profitto, ma chi è responsabile ha l’obiettivo di accompagnare i viaggiatori in un’esperienza forte che deve porre l’accento sulla sostenibilità ed equità.
La sostenibilità va spiegata?
Le comunità devono assolutamente capire che il vero tesoro è il loro patrimonio naturale e culturale. Nell’analisi di mercato questo patrimonio è il primo valore. E le comunità devono essere formate per non tralasciarlo.
Vi è capitato di cambiare i progetti di una comunità?
Quest’anno abbiamo incontrato una comunità intenzionata a costruire una struttura di accoglienza turistica alle porte di una riserva naturale, non era stata fatta alcuna valutazione di impatto ambientale, economico; alcuna riflessione se nel tempo avrebbe potuto “stare in piedi”, e quali ripercussioni avrebbe avuto su loro stessi e sul patrimonio naturale. Il “miraggio” del turismo quale risorsa economica e risposta alle difficoltà oggettive del posto è davvero significativo . Lavorando insieme siamo giunti alla consapevolezza che la loro ricchezza stava in ciò che sono e nella loro magnifica isola intatta e quindi sull’importanza di partire da qui! Credete non è cosa semplice.
Quale è l’ultima parte del vostro lavoro?
Importante monitorare l’andamento dei viaggi e fare un lavoro di verifica con i partner ma prima dobbiamo pensare a “vendere il prodotto. Nel nostro caso, ci si rivolge a turisti attenti ai temi della sostenibilità: “i punti forti e i plus di un tour” sono gli elementi che ci permettono di spiegare un progetto nato su questa linea principi e di motivazioni. Se è un progetto serio non sono solo parole.