Una Guest House sulla Via della Seta

Dove: Uzbekistan
Chi: Community Based Tourism Guest Houses Uzbekhstan

 2stars Nelle catene di Guest House si trovano le arti delle donne sulla Via della Seta  

 

 Nel Paese che è stato regno di Tamerlano, spietato ma illuminato protettore delle arti, dove la seta si produceva fin dal I° secolo AC. nella splendida valle di Fergana, oggi convivono iraniani, kirghizi, russi, si vive di agricolutra e turismo, sono sorte manifatture e fabbriche turche, giapponesi, occidentali, la valle di Fergana è ricca ma anche tormentata dal terrorismo, tutti suonano gli strumenti musicali tradizionali, si elegge lo stesso presidente dal 1991, si pubblicano 5 giornali di stato, Verdi e Liberali siedono in parlamento e il 10% di deputate hanno convinto il governo ad aprire molti nidi privati in cui lo stato paga le maestre, per permettere alle mamme di lavorare.

Ma soprattutto resistono in tutto il loro splendore i tesori dell’arte e dell’ architettura islamica, che si identificano con la Via della Seta.
Con la novità che sulla Via della Seta si va anche nella natura: sulle carovaniere tra il Pamir e Samarcanda, vengono a sciare indiani, cinesi, arabi, da Samarcanda si va verso i monti Nuratu, per fare birdwatching o trekking e dormire nel deserto con serata nelle yurte. E non c’è villaggio senza una Guest House. Quelle del progetto europeo di “Community Based Tourism” è formato da una rete di 160 Guest Houses per le comunità rurali e nelle piccole città, con un consorzio nelle città che arriva a 500 case, ha formato 700 proprietari, di cui l’80% donne

Sono entusiaste dell’idea le proprietarie delle villette al villaggio di Kumyshkang, pochi chilometri a nord di Taskent, sulla strada per Karakalpak, in un parco circondato da montagne terrose, un tempo fiorenti miniere sovietiche ovviamente abbandonate. Tra i pini, ci sono una scuola, la palestra, la biblioteca e file di case colorate dei minatori, che sono diventate venti b+b animati da intrepide casalinghe trasformate in donne d’affari. Al numero 34 Riosava serve il tè e racconta come coinvolge i turisti con tutta la famiglia: al mattino si foraggiano gli animali, una figlia insegna ricamo, un figlio accompagna sulla montagna a cavallo, un altro fa il pane tandoori, sono coinvolte nonne e parenti per tutta la stagione, tanto che alla fine con i 10 euro di un turista vivono 9 persone (telefono 009989 94058800). Anche Tonia, al numero 30 ha persino una stanza museo con i costumi e un workshop in cui fanno collane di perline, vendono ricami, anche gli uomini collaborano e nel cortile tra le galline stanno persino costruendo una mini piscina. Il fatto interessante, è che la gente del villaggio è incuriosita dai pochi turisti che arrivano fin qui ed escono a parlare volentieri. Si fa così la conoscenza dell’Aksakal, figura importantissima nella tradizione millenaria, perché è lui, con la sua lunga barba e il mantello, l’”uomo saggio” che vigila, consiglia e dirime tutte le questioni del villaggio. Impariamo da lui due fatti: che questa è una società matriarcale nascosta (sua teoria non verificata) in cui le donne lavorano e regolano l’organizzazione della famiglia, e che con il turismo tutti si dedicano di più alla pulizia e ai servizi, per cui in futuro vogliono invitare i visitatori anche ai matrimoni, e ai festival musicali.
 

Completamente diversa da questa realtà semi rurale è l’accoglienza nelle città, notoriamente rodate da millenni di visite dall’estero. E qui davvero le donne sono ben organizzate. Entrando a Bukara si incontra la proprietaria dell’impeccabile boutique hotel Kavsar, di fronte alla Madrassa Nockr Divangedi, ma prima di arrivare lì si è già persi tra i minareti e le cupole blu da sogno, il caravanserraglio, le vie della città vecchia e del ghetto. Qui molte donne lavorano nelle guest house. Torsheva Markabay (Guest House Murod Yusupof murodyusufiy@bk.ru) ha fatto scuola: accoglie in una grande sala, con marito musicista e figli agli strumenti tradizionali per un concertino, fanno corsi di cucina, di musica, cuciono vestiti. Alla vicina guest house Al Bukari tre bambini giocano in cortile, mentre Mahkbuba Kodirova mostra l’esposizione di tappeti e offre il plov. Oltre il tempio zoroastriano del 10 secolo, dove incominciano le mura decorate degli antichi mercati coperti, tre generaziooni di donne mercanteggiano nel negozio di tappeti Classic Bukara Carpet e Khaujakulova spiega le tecniche e le caratteristiche dei celebri “suzani”: seta su seta, l’albero della vita, mesi di lavoro, con molta intelligenza e il sapere passato da una generazione all’atlra. Un comitato di 200 donne si coordina con il negozio, sono pagate ogni mese e abitano nel villaggio di Shofirkon, in cui lei può accompagnare. Uscendo dalla zona del mercato verso il minareto, si incontra un altro negozio, Uzbek Suzani, in cui ci sono anche la disegnatrice e la ricamatrice, con melograni, melanzane, rape, senape, per tingere le morbidissime e lucenti matasse di seta. Invece, da Ikat Adras Shop, le tre sorelle Zarina, Dilia, Sabina, si sono organizzate in modo più moderno: decine di rotoli di stoffe di tutti i colori sono a disposzione, per scegliere il modello, dalla cravatta al cuscino al vestito raffinatissimo, da ritirare pronto in un giorno. Al di là delle moschee, le proprietarie del ristorante Old Bukara fanno anche corsi di cucina, ma soprattutto servono un plov delizioso sulla terrazza. Infine, da non perdere l’Hammam femminile, in una viuzza dietro il minareto: un fantastico intrigo di stanze a cupola e marmi gestito da anziane matrone.
 

Tanto Bukara è piccola e famigliare, quanto Samarcanda è vasta e dispersiva. Una guida locale ideale per scoprire gli aspetti più inaspettati ma anche importanti è Suzanna Fatyan che dà consigli utilissimi su dove mangiare e cosa vedere in diverse città sulla rivista Uzbekjourneys (uzbekjourneys.com). A Samarcanda, la colta e preparatissima Suzanna consiglia conosce una quantità di angolini fascinosi, come la Happy Bird Art Galery, dove Elena Ladik offre il caffè turco tra oggetti antichi, oppure, vicino alla necropoli Shakhi Zindah, il Samarkand Carpet Workshop, dove un’intera famiglia turkmeno-afghana tesse, ricama, insegna l’arte dei tappeti.

 

NOTA
Il Turismo di Comunità, è il turismo che dà un ruolo alla comunità locale nel decidere la programmazione e la gestione del turismo, fino a diventare componente e risultato di una strategia generale di sviluppo, come spiega Maurizio Davolio in un ampio articolo.
Spesso coinvolgendo le donne, come auspica Jeanette Scherpenzeel (Senior Program Manager al Centro per la promozione delle importazioni olandese), dopo anni di lavoro in Africa e Asia: << E’ la scelta migliore per garantire una profonda conoscenza e valorizzazione sociale e culturale. In alcuni casi diventa una forma di stabilità, incoraggia i contatti tra decine di tribù e i turisti, e soprattutto i profitti sono a beneficio di tutta la comunità, con la possibilità per le donne di diventare modello per altre>>.
Iaia Pedemonte è andata in anteprima a visitare i progetti di CBT di Comunità Europea e European Center for Eco Agro tourism ECEAT, nel progetto “Strenghtehing rural and community tourism Business Intermediary Organizations for Inclusive Economic Development in Centra Asia”, incominciato in Kyrgyzstan nel 2000 e espanso in Kazakstan e Uzbekstan fino al 2020.

 

INFO

cbtuzbekistan.uz/catalog/?lang=en

www.cbtuzbekistan.uz

 info@cbtuzbekistan.uz, tel. 998 95 145-51-78

Tags: responsible tourism,

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